La Bohème
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La bohème – Giacomo Puccini | Opera
Durata approssimativa: 2 ore e 15 minuti, inclusa un’interruzione di 20 minuti.
Lingua: Eseguita in italiano, con sopratitoli in ceco e inglese.
La bohème di Giacomo Puccini è una delle opere più rappresentate al mondo. Il compositore trasse ispirazione dal celebre libro Scènes de la vie de bohème del pittore e scrittore parigino Henry Murger, pubblicato nel 1851, cogliendone immediatamente il grande potenziale drammatico. Incaricò quindi i librettisti e drammaturghi Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, con cui aveva già collaborato con successo, di scrivere il testo per una nuova opera. Il loro sodalizio artistico è tra i più celebrati della storia dell’opera, paragonabile a quello tra W. A. Mozart e Lorenzo Da Ponte o Richard Strauss e Hugo von Hofmannsthal.
Adatta a un pubblico dai 12 anni in su.
Trama
Quadro I
In soffitta
La vigilia di Natale, il pittore Marcello sta dipingendo un paesaggio del Mar Rosso, e il poeta Rodolfo sta tentando di accendere il fuoco con la carta di un dramma scritto da lui (ma nel camino manca la legna). Giunge il filosofo Colline, che si unisce agli amici e si lamenta poiché la vigilia di Natale nessuno concede prestiti su pegno. Infine, il musicista Schaunard entra trionfante con un cesto pieno di cibo e la notizia di aver finalmente guadagnato qualche soldo. I festeggiamenti sono interrotti dall'inaspettata visita di Benoît, il padrone di casa venuto a reclamare l'affitto, che però viene liquidato con uno stratagemma. È quasi sera e i quattro bohémiens decidono di andare al caffè Momus. Rodolfo si attarda un po' in casa, promettendo di raggiungerli appena finito l'articolo di fondo per il giornale "Il Castoro".
Rimasto solo, Rodolfo sente bussare alla porta. Una voce femminile chiede di poter entrare. È Mimì, giovane vicina di casa: le si è spento il lume e cerca una candela per poterlo riaccendere. Una volta riacceso il lume, la ragazza si sente male: è il primo sintomo della tubercolosi. Quando si rialza per andarsene, si accorge di aver perso la chiave della stanza: inginocchiati sul pavimento, al buio (entrambi i lumi si sono spenti), i due iniziano a cercarla. Rodolfo la trova per primo ma la nasconde in una tasca, desideroso di passare ancora un po' di tempo con Mimì e di conoscerla meglio. Quando la sua mano incontra quella di Mimì ("Che gelida manina"), il poeta chiede alla fanciulla di parlargli di lei. Mimì gli confida d'essere una ricamatrice di fiori e di vivere sola ("Sì, mi chiamano Mimì").
L'idillio dei due giovani, ormai ad un passo dal dichiararsi reciproco amore, viene interrotto dagli amici che, dalla scala, reclamano Rodolfo. Il poeta vorrebbe restare in casa con la giovane, ma Mimì propone di accompagnarlo e i due, che dal "voi" formale del dialogo precedente, sono passati al "tu" degli innamorati, dopo essersi baciati, lasciano insieme la soffitta inneggiando all'amore ("O soave fanciulla", anche conosciuta come "Amor, amor").
Quadro II
Al caffè
Il caffè Momus. Rodolfo e Mimì raggiungono gli altri bohèmiens. Il poeta presenta la nuova arrivata agli amici e le regala una cuffietta rosa. Al caffè si presenta anche Musetta, una vecchia fiamma di Marcello, che lei ha lasciato per tentare nuove avventure, accompagnata dal vecchio e ricco Alcindoro. Riconosciuto Marcello, Musetta fa di tutto per attirare la sua attenzione, esibendosi ("Quando men vo"), facendo scenate ed infine cogliendo al volo un pretesto, il dolore al piede per una scarpetta troppo stretta, per scoprirsi la caviglia e far andare via Alcindoro a comprare un nuovo paio di scarpe. Marcello non può resisterle e i due amanti si riconciliano. Subito dopo si scopre che i quattro amici non possono pagare il conto. Musetta allora fa sommare al cameriere il conto di Alcindoro e dei bohèmiens e li mette in conto ad Alcindoro stesso. Quindi fuggono. Poco dopo Alcindoro, tornato con le scarpe per Musetta, scopre la fuga di quest'ultima e visto il doppio conto da pagare si accascia su una sedia.
Quadro III
La Barriera d'Enfer
Febbraio. Mentre la neve cade dappertutto, i doganieri lasciano passare le lattaie venute a portare latte e formaggi alla sordida osteria dove Marcello lavora come ritrattista; tra di esse giunge anche Mimì, venuta in cerca dell'amico per confidargli le sue pene. La vita in comune con Rodolfo le si è rivelata ben presto impossibile: le scene di gelosia sono ormai continue, come pure i litigi e le incomprensioni; lui la accusa ingiustamente di leggerezza e di infedeltà. Marcello le rivela che anche il suo rapporto con Musetta è in crisi, poiché la donna non riesce ad abbandonare la sua vita lasciva e lo tradisce ripetutamente con uomini facoltosi. In quella giunge Rodolfo, che ha passato la notte all'osteria: Mimì si nasconde e origlia mentre Marcello lo spinge a parlare di lei. Sulle prime lo scrittore conferma ciò che lei ha raccontato; tuttavia poi, incalzato dall'amico, gli rivela che le sue accuse sono un pretesto: ha capito che Mimì è gravemente malata e che la vita nella soffitta potrebbe pregiudicarne ancor più la salute. Mimì ascolta, non vista, queste confessioni, ma la sua tosse la fa scoprire: lei e Rodolfo hanno quindi uno struggente confronto nel corso del quale dapprima si accusano a vicenda, ma poi iniziano a ricordare tutti i bei momenti passati insieme. Nel frattempo giunge Musetta, la quale ha appena amoreggiato con un uomo: ciò causa le ire di Marcello, che rompe la loro relazione e la scaccia. Anche Mimì e Rodolfo decidono di separarsi, ma trovano che lasciarsi in inverno sarebbe come morire, così decidono di aspettare fino alla bella stagione, la primavera.
Quadro IV
In soffitta
Ormai separati da Musetta e Mimì, Marcello e Rodolfo si confidano le pene d'amore. Quando Colline e Schaunard li raggiungono, le battute e i giochi dei quattro bohémiens servono solo a mascherare la loro disillusione. All'improvviso sopraggiunge Musetta, che ha incontrato Mimì sofferente per strada che, ormai prossima alla fine, vorrebbe tornare in quella soffitta che vide il suo primo incontro con Rodolfo. Musetta manda Marcello a vendere i suoi orecchini per comperare medicine, ed esce lei stessa per cercare un manicotto che scaldi le mani gelide di Mimì. Anche Colline decide di vendere il suo vecchio cappotto (“Vecchia zimarra, senti”), al quale è molto affezionato, per contribuire alle spese. Qui, ricordando con infinita tenerezza i giorni del loro amore, Mimì si spegne dolcemente circondata dal calore degli amici (che le donano il manicotto e le offrono un cordiale) e dell'amato Rodolfo. Mimì è apparentemente assopita, inizialmente nessuno si avvede della sua morte. Il primo ad accorgersene è Schaunard, che lo confida a Marcello. Nell'osservare gli sguardi e i movimenti degli amici, Rodolfo si rende conto che è spirata e, gridando straziato il nome dell'amata, l'abbraccia piangendo.
Programma e cast
Direttore d'orchestra: Yaroslav Shemet
Rodolfo: Alejandro Del Angel; Petr Nekoranec
Marcello: Pavol Kubáň; Jiří Brückler
Mimì: Jana Sibera; Kateřina Kněžínková
Musetta: Barbora Perná
Schaunard: Lukáš Bařák; Tadeáš Hoza
Colline: Jan Hnyk; Pavel Švingr
Benoît: Roman Vocel
Alcindoro: Jan Ježek; Martin Matoušek
Parpignol: Benjamín Hájek; Sergej Smirnyj
Sergente: Libor Novák; Dalibor Pavelka
Doganiere: Andrey Styrkul; Alexander Laptěv
Cameriere: Petr Jirsa
Caporale: Vladimír Pilař
Libretto: Giuseppe Giacosa, Luigi Illica
Regia: Ondřej Havelka
Scene: Martin Černý
Costumi: Jana Zbořilová
Coreografia: Jana Hanušová
Maestro del coro: Adolf Melichar
Maestro del Coro di Voci Bianche Filarmonico di Praga: Jiří Chvála
Drammaturgia: Jitka Slavíková
Coro dell'Opera di Stato
Orchestra dell'Opera di Stato
Coro di Voci Bianche Filarmonico di Praga
Teatro dell'Opera di Praga
L'Opera di Stato di oggi
L'Opera di Stato (ex Opera di Stato di Praga, tra il 1948 e il 1992 il Teatro Smetana, e in origine il Teatro Nuovo tedesco) è stata una parte del Teatro Nazionale dal 2012. L'Opera e Balletto ensemble dare prestazioni repertorio presso l'Opera di Stato.
Storia
Il Teatro dell'Opera di Praga risiede nel palazzo che il 5 gennaio 1888 è stato aperto come un palcoscenico tedesco di Praga con la rappresentazione dell'opera di Wagner, I Maestri Cantori di Norimberga. Nel 19 ° secolo, i tedeschi di Praga eseguito nel Teatro della Tenuta in alternanza con una società ceca. Il desiderio per il proprio teatro ha portato a trattative in 1883 per la costruzione di un nuovo edificio teatrale per l'Associazione Teatro tedesco. Nel corso dei prossimi tre anni, un progetto è stato redatto e consegnato alla Vienna atelier di Fellner e Hellmer. Condividendo anche nel design è stato l'architetto di Vienna Teatro Municipale, Karl Hasenauer, mentre Praga architetto Alfons Wertmüller ha partecipato alla costruzione. Finanziamenti provenienti da collezioni private. Con la sua ampia decorazione auditorium e neo-rococò, questo edificio teatrale è tra i più belli d'Europa.
Accesso:
In auto
Sulla strada Wilsonova, dalla corsia stretta sinistro al Teatro dell'Opera prendere la rampa del garage fuori terra Slovan. Il parcheggio è di 40 CZK / h.
Con il tram
Di giorno il tram n ° 11 fino alla fermata "Muzeum", attraverso il sottopasso strada Legerova in direzione del NationalMuseum, all'incrocio svoltare a destra lungo la nuova-costruzione del NationalMuseum.
Con i tram diurni numeri 3, 9, 14 e 24 o tram notturni Nos 51, 52, 54, 55, 56 e 58 fino alla fermata "Vaclavske namesti", poi a piedi in salita sul lato sinistro della piazza San Venceslao alla semafori di tutta Wilsonova e Vinohradská strade. Poi girare a sinistra lungo la nuova-costruzione del National Museum.
In metro
Per la stazione "Muzeum", linee A e C (verde e rosso), e poi a piedi lungo la Costruzione nuova del National Museum.